Archetipo, prototipo, stereotipo

Sono pervenute in redazione alcune richieste di chiarimento sui termini archetipo, prototipo, stereotipo. Alcuni chiedono quale sia la differenza tra archetipo e prototipo, altri quale sia l’accentazione corretta di archetipo, altri ancora l’anno di introduzione in italiano del termine stereotipo.

Risposta

 

Archetipo, prototipo, stereotipo

 

La parola archetipo (pronuncia: archètipo, dal lat. archetypum, a sua volta dal gr. archetypon, composto di arche- e typos) è già attestata, come aggettivo, nell’italiano antico (un esempio è nel Tesoro di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni: "E questa imaginazione è appellata mondo archetipo, ciò è a dire mondo in similitudine") e si diffonde nel Rinascimento nel significato di 'modello, primo esemplare', come si può vedere in questo contesto dell’opera di Vannoccio Biringuccio De la Pirotechnia (edita per la prima volta a Venezia nel 1540): "Può essere el suo archetipo di marmo, di bronzo, di piombo, e d’ogni altro metallo, e così anco di legno, di cera".

Il termine archetipo è anche adoperato nel linguaggio filosofico (nella filosofia platonica indica l’essenza sostanziale delle cose sensibili); in psicologia e psichiatria designa l’"immagine primordiale contenuta nell’inconscio collettivo, la quale riunisce le esperienze della specie umana e della vita animale che la precedette, costituendo gli elementi simbolici delle favole, delle leggende e dei sogni" (Vocabolario Treccani, s.v.).

In filologia, in particolare nella critica testuale, si dice archetipo il manoscritto non conservato, ma ricostruibile attraverso la collazione dei codici noti, da cui questi ultimi deriverebbero, che rappresenterebbe il testo più vicino all’originale. In questa accezione, il termine si ritrova già in Francesco Berni (Lettera a M. Francesco Bini del 12 aprile 1534): "Quanto al farli riscrivere [certi quinterni scambiati] dall’archetipo, in caso che non si trovassino, non bisogna pensare; perché siamo risoluti che tale libro non solo non vi è, ma non vi fu mai".

 

Stando al GRADIT di De Mauro, il termine prototipo (pronuncia protòtipo, dal gr. protótypos, composto di proto- 'primo' e typos) è attestato dal 1598. Nel suo significato originario indica, al pari di archetipo, il primo esemplare, il modello di una serie di realizzazioni successive. Nella critica letteraria, in storia dell’arte e archeologia, può, infatti, essere impiegato come sinonimo di archetipo, ma con significato più generico, per indicare «l’esempio più antico, noto o ricostruito, a cui si può ricondurre una tradizione, un filone narrativo, illustrativo ecc.; quindi l’esemplare più caratteristico di un genere letterario. Es. “L’Orlando furioso è il prototipo del romanzo cavalleresco”» (Vocabolario Treccani, s.v.); tuttavia, prototipo si usa soprattutto con riferimento al primo modello di un congegno o macchina, su cui si basa poi la costruzione in serie.

Quindi, a chi ci chiede se sia legittimo adoperare come sinonimi archetipo e prototipo, possiamo rispondere che, in generale, i termini possono essere sinonimi (attenzione, non nella critica testuale, dove va usato archetipo); tuttavia, volendo essere più precisi, in ambito scientifico, è consigliabile impiegare archetipo.

 

Introdotto nel 1800 (GRADIT), il termine stereotipo (pronuncia stereòtipo, dal francese stéréotype) può essere adoperato come aggettivo e come sostantivo. Come aggettivo indica, in tipografia, ciò che si realizza con la tecnica della stereotipia; in generale, si dice di ciò che è inespressivo, impersonale. Come sostantivo, in psicologia, indica un modello convenzionale di atteggiamento, di discorso, oppure un’opinione precostituita, semplicistica, generale, in quanto ripetuta meccanicamente, senza una valutazione personale.

I tre termini considerati sono tutti proparossitoni (archètipo, protòtipo, stereòtipo), in quanto rispecchiano l’accentazione latina: essendo breve la quantità della y del suffissoide -typum, l’accento cade sulla terz’ultima sillaba del composto). Non così avviene, invece, in parole di recente introduzione, derivate da lingue germaniche, come logotìpo (introdotta nel 1895, dall’inglese logotype, dove type indica la 'lettera'), fenotìpo e genotìpo (introdotte, rispettivamente, nel 1931 e 1940, dal tedesco Phänotypus e Genotypus), che sono parossitone.

 

Riccardo Cimaglia

 

30 settembre 2016


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