Stalkare, stalkerare o stalkerizzare?

Federica N., da Aosta, ed Elvira A., da Bologna, ci chiedono se “esista” in Italiano il verbo stalkerare, visto che, scrive Elvira, “in giro si sente sempre di più”. Melissa S., da Portici, ci domanda quale sia “la corretta italianizzazione del verbo inglese to stalk” considerando “che molte persone utilizzano stalkerare prendendo la radice dal sostantivo stalker”, mentre sarebbe forse “più corretto” usare stalkare direttamente derivato da to stalk. Stesse argomentazioni propongono Vincenzo C., da Torino, ed Elia L., da Milano, il quale nota però che stalkerare appare come la forma usata più difrequente; aggiunge poi di essersi “imbattuto anche nell'orrendo” stalkerizzare. Helèna C., dalla provincia di Cosenza, e Ludovica V.,da Roma, sono incerte su quale forma scegliere: stalkerizzare o stalkerare? O forse, si chiede Ludovica, è possibile usare un verboequivalente in lingua italiana? Infine Giulia C. da Ferrara ci chiede: “si dice stalkare, stalkerare o stalkerizzare ?” riunendo così le tre diverse alternative.

 

Risposta

Le tre forme che appaiono nel titolo, nessuna delle quali compare nei dizionari di lingua ZINGARELLI 2018 compreso, non esauriscono le proposte per il verbo che esprima l’azione di fare stalking, ovvero l’azione portata avanti da uno o una stalker: si possono infatti aggiungere stalkizzare, derivato come stalkare direttamente da stalk, ma tramite il produttivo suffisso -izzare e il minoritario stalkingare ricostruito su stalking. Inoltre, con la sola eccezione di stalkingare, tutte le forme presentano varianti grafiche: in rete sono attestate stolkerarestolcherare e stalcherare; stolkerizzarestolcherizzare e stalcherizzare; stolkizzare estolchizzare, ma nessun stalchizzare; stolkare e stolcare, mentre non sembra usato stalcare che, invece, è il nome di un farmaco.

Tanta varietà è evidente segno di incertezza, come testimoniato dal resto anche dai quesiti rivolti al nostro servizio di consulenza. Quale risposta dare allora a queste domande? Cominciamo dalla questione di “correttezza” posta da Melissa, Vincenzo ed Elia: non sarebbe più coerente una forma derivata dal verbo to stalk tramite suffisso? In questo caso i candidati al podio sarebbero stalkare e stalkizzare. Diciamo però che non sempre la lingua sembra procedere per la via più “logica”, ma piuttosto per processi che hanno a che fare con la frequenza e con la familiarità dei termini. Il primo termine della “famiglia” di to stalk a penetrare in italiano non è il verbo, che in realtà non è mai entrato, ma il sostantivo stalker, per quanto in un’accezione particolare (per queste argomentazioni e per quelle riguardanti il termine stalking e le sue accezioni si rimanda alla scheda In inglese stalking; in italiano?). Nell’ultimo decennio del Novecento, compare stalking con il significato attuale di ‘molestie ossessive’ e, all’inizio del XXI secolo, anche stalker indica ormai il molestatore (nell’archivio di “Repubblica” la prima attestazione del termine, ancora virgolettato e indicato come voce inglese, è del 1999, ma già nel 2002 appare come forma corrente). Le due voci nel primo decennio di questo secolo ricorrono entrambe oltre 540 volte nello stesso quotidiano, mentre stalk non raggiunge le 20 occorrenze: in tutto sono 19, di cui sei non pertinenti (quattro si riferiscono alla Compagnia Stalk e due a un testo inglese di Vladimir Nabokov) e le restanti tredici introducono il verbo solo per spiegare le forme stalking e stalker.

Sono quindi le due forme stalker e stalking, ormai acclimatate in italiano e molto usate, a poter produrre un verbo denominale secondo le regole interne alla nostra lingua. In particolare stalker si mostra il più adatto a questo processo; del resto in modo analogo si sono formati recentemente spoilerare da spoiler e hackerare da hacker. A questo proposito notiamo anche, tra le alternative italiane a stalking, la presenza non irrilevante in rete del sostantivo stalkeraggio (23.400 risultati in italiano al 28.8.2017) ricavato forse da stalkerare o, molto più probabilmente, da stalker con suffisso -aggio usato produttivamente in lingua per formare sostantivi maschili denominali "che indicano attività per lo più valutate negativamente: bagarinaggio, crumiraggio, spionaggio" (GRADIT sv -aggio). Molto meno diffuso il sostantivo deverbale stalkaggio che non raggiunge alla stessa data le 40 occorrenze.

In ogni caso possiamo verificare la diffusione delle varie forme in termini quantitativi. Nella tabella che segue è possibile valutare non solo la diversa diffusione in rete delle forme verbali all’infinito ma anche la rispettiva capacità di crescita negli ultimi due anni. Nella tabella riportata qui sotto sono indicate le occorrenze totali (ultima colonna a destra) delle diverse forme all'infinito e delle loro varianti grafiche rilevate a distanza di circa due anni.

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Come si vede, le forme in crescita (indicate in neretto) sono appunto le tre che ci sono state sottoposte dai lettori, mentre le altre due, che già apparivano minoritarie nel 2015, stanno lentamente perdendo terreno, benché stalkizzare presenti una tenuta e una diffusione assai più rilevanti di stalkingare. A proposito delle forme in affermazione, è anche evidente il "successo" di stalkerare (e varianti), che in due anni vede le sue occorrenze pressoché triplicate, mentre stalkerizzare le raddoppia e stalkare aumenta di circa il 50%.

Si può obiettare che non sono state rilevate le occorrenze di stalcare (il fatto che sia il nome di un farmaco fa sì che la ricerca non dia risultati attendibili); abbiamo quindi sondato la diffusione del participio passato: in questo caso la forma più in uso risulterebbe stalkerizzato con 10.100 occorrenze (a cui siaggiungono le 2.210 di stalkerizzata), ma viene comunque superato da stalkerato (9.940) se si valutano anche le 9.170 attestazioni del femminile. Seguono stalkizzato (1.140), che aumenta notevolmente le occorrenze al femminile (4.070) e che si ripropone quindi come forma “in corsa”, e stalkato (495 con 191 attestazioni al femminile).

Per valutare la distribuzione delle diverse forme solitamente cerchiamo il sostegno delle attestazioni dei quotidiani nazionali, che in questo caso però non sembrano essere di molto aiuto: per quanto nell'archivio della "Repubblica" ci siano ben 2.748 occorrenze di stalker (rilevamento del 12.7.2017), troviamo undici occorrenze per stalkizzare (forme usate per la ricerca delle varianti considerate: infinito, maschile e femminile del participio passato, terza persona singolare dell’imperfetto indicativo), solo due di stalkerare e di stalkerizzare, nessuna per stalkare. Analogamente nell'archivio del "Corriere" troviamo tre occorrenze di stalkerare, nessuna di stalkare, una di stalkizzare e di stalkerizzare, entrambe in Stalkerizziamoci, un articolo di Martina Pennisi pubblicato su Tempi liberi, l'inserto del fine settimana, datato 1.4.2017.

L’articolo di Pennisi appena citato illustra, come recita il sottotitolo, "Il nuovo significato di una parola reato". Effettivamente molto spesso questi verbi sembrano poter indicare qualcosa di molto meno "pesante" degli atti persecutori che individuano il reato di stalking. Si possono infatti stolkerare (ecc.) i profili social delle persone, un sito, gli amici, le agenzie di lavoro inviando curriculum, le utenze ebay delle amiche, perfino i formicai. Dal punto di vista semantico quindi si ha un ampliamento dei soggetti fatti bersaglio di stalking, che possono essere anche inanimati, ma anche il campo dell’azione espressa è dilatato; l’unica cosa che sembra mantenersi costante è la sua ripetitività.

In ogni caso ci si può chiedere se tra questi verbi alcuni siano impiegati più spesso nel senso di infastidire e altri nel senso di perseguitare. Dall’esame dei non molti esempi tratti dai due quotidiani citati sembrerebbe che solo stalkerare possa essere usato anche in senso “leggero”: eccone gli esempi: 

Adesso siamo pronti a stalkerare Brian, John e Roger, sperando che ci diano la loro benedizione. (Valeria Rusconi, Freddie, l'eroe di Tuono Pettinato e Dario Moccia: "I Queen ci hanno resi delle star!" , “Repubblica” 4.11.2016)

Tallonare un lettore, anche se virtualmente, per annotare tutte le sue abitudini, comprese le più segrete, per poi spiattellarle in rete non mi sembra carino. Un po' come stalkerare un passante. Non ha nessun beneficio, se non quello di infastidire. (Rosita Rijtano, Ebook, adesso è il libro a leggere te: nuove startup svelano i vizi degli utenti Repubblica.it 2.1.2014)

Se il tuo editore non ti promuove abbastanza, cambialo, ma non stalkerare il resto del creato. (Stefano Piedimonte, Se gli autori sui social fanno autopromozione, “Corriere della Sera” 9.4.2015)

Per tentare di verificare questa tendenza abbiamo “lanciato” in rete alcuni sondaggi i cui esiti vanno comunque considerati con molta cautela. In primo luogo abbiamo provato a cercare il participio passato al femminile di ogni forma verbale in associazione a uccisa; eccone i risultati: "stalkizzata" + uccisa 2.790 occorrenze; “stalkerizzata” + uccisa 513; "stalkerata" + uccisa 358; "stalkata" + uccisa 6. Come una sorta di controprova abbiamo misurato la frequenza di una stringa tipica dell’interazione informale tra pari non mi + verbo all’infinito: "non mi stalkerare" ha ottenuto 245 risultati, "non mi stalkerizzare" 4, "non mi stalkare" 1; "non mi stalkizzare" nessun risultato.

Si può ipotizzare una specie di “divisione di campo” tra stalkizzare o stalkerizzare da una parte, usati in riferimento all’atteggiamento persecutorio riconosciuto come reato, e stalkerare dall’altra, che si configurerebbe come un gergalismo equivalente al rompere le scatole (o altro) del tempo che fu? Difficile dire. L’unica cosa che si può affermare con certezza è che stalkerare appare come la forma attualmente più in uso e con maggiori possibilità di estensione del significato.

Questo per quanto riguarda le forme derivate dall’inglese. Per rispondere invece a chi chiede un equivalente tutto italiano, già per stalking proponevamo persecuzione per il significato “più pesante”, di conseguenza il verbo corrispondente non può essere che perseguitare; vista però la grande varietà di comportamenti che sono associabili alla cosiddetta sindrome delle molestie assillanti e visto anche l’impiego che abbiamo definito gergale delle voci, la lingua dispone di molte altre possibilità: molestare, infastidire, rompere, ma esse non direbbero tutto sulle modalità con cui si perseguita, infastidisce o si… rompe. Inoltre, se come abbiamo visto, la “vittima” non è umana o animale (siti web, profili social, aziende…) le forme indicate non si potrebbero impiegare.

In ogni caso, qualunque sia la forma che risulterà “vincente” è bene ricordare che il comportamento indicato non è da sottovalutare; come abbiamo avuto già modo di osservare trattando di stalking, il confine tra persecuzione e rottura di scatole è molto labile e può essere sufficiente la reiterazione di un “innocente messaggio” a provocare un tragico esito.

 

A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca

26 settembre 2017


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