Non saperne di quinta

Una lettrice di Novara è interessata al significato e all’origine dell’espressione non saperne di quinta, che riscontrava, almeno fino a qualche anno fa, col valore di ‘non essere a conoscenza di qualcosa’; e ci chiede se l’espressione derivi da quinta nel senso di ‘quinta teatrale’.

Risposta

Una prima considerazione da fare è che l’espressione non saperne di quinta risulta scarsamente documentata. Non è attestata né nelle raccolte di testi scritti disponibili in formato elettronico, quali ad esempio CORIS (Corpus di riferimento dell’italiano scritto), CoLFIS (Corpus e lessico di frequenza dell’italiano scritto), Corpus “la Repubblica”, MIDIA (Morfologia dell’italiano in diacronia) e OVI (Corpus OVI dell’italiano antico); né in raccolte di testi parlati, quali LIP (Lessico di frequenza dell’italiano parlato) e Corpus LABLITA (Laboratorio di linguistica italiana dell’Università di Firenze). Le sole occorrenze che ci sia stato possibile riscontrare, poco meno di una decina, provengono da gruppi di discussione sul web. Il che porta comunque a ipotizzare che l’espressione sia presente nel parlato conversazionale; essendo questo, notoriamente, spesso riprodotto nel parlato grafico della comunicazione dialogica in rete. Gli esempi provenienti dal web suggeriscono che non saperne di quinta abbia il significato di ‘saperne ben poco’ (o ‘non saperne nulla’); si vedano qui soltanto alcuni casi:

ecco a voi l’anteprima […] di questo titolo dedicato agli appassionati del fumetto, ma fruibile anche a chi del fumetto non ne sa di quinta;
sono un po’ in imbarazzo a scrivere perché mi rendo conto che non ne so di quinta e non riuscirò mai a parlare forbito come voi;
chiama INPS, spiega loro che ti sei recata in posta e che non ne sanno di quinta.

L’espressione, inoltre, non compare né in dizionari dell’italiano (quali ad esempio Dizionario della lingua italiana di Francesco Cardinali, Napoli, D. Capasso, 1852, Crusca, Devoto-Oli, GDLI, GRADIT, Nòvo dizionario universale della lingua italiana di Policarpo Petrocchi, Milano, Fratelli Treves, 1892, Sabatini-Coletti, Tommaseo-Bellini, Treccani, ZINGARELLI 2016) né in dizionari dialettali (nemmeno di area lombarda e piemontese, quali ad esempio il Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini, Milano, 1839-1856, rist. Cosenza 1959, il Vocabolario piemontese-italiano di Michele Ponza, Pinerolo 1877, rist. Torino 1967, e il Gran dizionario piemontese-italiano di Vittorio di Sant’Albino, Torino 1859, rist. Savigliano 1993).

Una tale carenza di documentazione, sia empirica sia bibliografica, non consente di fare ipotesi sull’origine dell’espressione. Si può tutt’al più tentare di individuare una prima pista che paia percorribile. Una possibilità potrebbe essere quella di verificare se quinta, in non saperne di quinta, compaia originariamente con il valore di quintessenza (o quinta essenza), e quindi se l’espressione derivi da un uso assoluto di quinta, per ellissi di essenza (come avviene ad esempio in casi quali frequentare la quinta, mettere la quinta o elevare un numero alla quinta, dove ad essere omesse sono classe, marcia, e potenza, rispettivamente), anche a partire, eventualmente, da forme come essenza quinta (o essenzia quinta, attestate ad esempio in Tommaseo-Bellini e Cardinali, s.v. quintessenza). Del resto, proprio quintessenza è usata in combinazione con sapere in locuzioni quali sapere la quintessenza di qualcosa, nel senso di ‘conoscerla perfettamente, in tutti i particolari più minuti’ (GDLI, s.v. quintessenza; v. anche Petrocchi, s.v. quintessenza) o sapere la quintessenza, col valore di ‘sapere a fondo’ (Tommaseo-Bellini, s.v. quintessenza), e interviene in locuzioni dal significato di ‘saperla lunga’, quale ad esempio avere la quintessenza (GDLI, s.v. quintessenza).

In questi termini, ammettendo cioè che l’espressione derivi da un uso assoluto di quinta (nel senso, appunto, di ‘quintessenza’), non saperne di quinta potrebbe rappresentare una costruzione negativa formata inizialmente da un complemento partitivo; potrebbe essere questa, infatti, la funzione iniziale di di quinta. D’altro canto, sapere si combina con complementi partitivi in espressioni per certi versi analoghe, quali saper(n)e di musica, di medicinadi geometria e simili (o più in generale sapere di lettere, nel senso di ‘essere istruito, avere una buona cultura’; GDLI, s.v. sapere); che in forma negativa hanno per lo più il valore di ‘non avere alcuna nozione di’, come ad es. non ne sa di musica (v. anche Treccani, s.v. sapere). Per costruzioni negative formate con un complemento partitivo è ipotizzabile una fase di sviluppo precedente, nella quale il partitivo è retto da un elemento con il significato di ‘piccola quantità’ (del tipo di non so punto di musica, lett.“non so (nemmeno) un punto di musica”; dello sviluppo di punto in diacronia tratta ad esempio Jacopo Garzonio, A case of incomplete Jespersen’s cycle in Romance, in “Rivista di Grammatica Generativa” 33, 2008, pp. 117-135). Il valore attuale di non saperne di quinta, riducibile appunto a ‘saperne ben poco’ (o ‘non saperne nulla’), potrebbe quindi essersi sviluppato a partire da una fase precedente analoga, ovvero a partire da un significato del tipo di “non conoscere (nemmeno) una piccola quantità della sostanza fondamentale di una certa cosa”. Va detto, tuttavia, che un’interpretazione come questa presenta comunque più di un punto problematico.

Allo stesso tempo, in assenza di riscontri empirici, non può dirsi immediatamente plausibile l’ipotesi che l’espressione derivi da quinta nel senso di ‘quinta teatrale’. In questo caso, occorrerebbe intanto stabilire se saperne di quinta abbia in origine il significato di ‘saperne ben poco’, considerando che le quinte teatrali celano allo spettatore la vista oltre la scena, o, al contrario, ‘saperne molto’, tenendo conto della prospettiva di chi sta dietro le quinte. Solo nel secondo caso saperne di quinta sarebbe compatibile con la negazione.

Infine, alcune delle occorrenze riscontrate, provenienti come si è detto da gruppi di discussione sul web, mostrano come il costrutto possa essere usato anche in forma affermativa. In questi casi, però, saperne di quinta ha valore antifrastico; reca quindi, comunque, il significato di ‘saperne ben poco’ (o ‘non saperne nulla’). Ne è un esempio il dialogo seguente, con A e B come interlocutori: 

A: atei, ma se non esiste l’anima, chi controlla il cervello? chi dice al cuore di battere? chi è che ordina al cervello di pensare?
B: Il cuore riceve impulsi dal sistema nervoso involontario che controlla anche gli altri organi!! Di anatomia umana ne sai di quinta!!

Non è del resto infrequente il caso di espressioni analoghe con sapere usate con valore antifrastico. Il Vocabolario dell’uso toscano di Pietro Fanfani (Firenze 1863, rist. Firenze 1976, s.v. sapere) riporta ad esempio: “saper molto, detto per antifrasi. Non saper nulla di un dato fatto. […] anche so di molto (che è parlare ironico), per significare che ignora una tal cosa o che, quantunque la sappia, non vuol manifestarla”. Nell’italiano regionale piemontese, invece, è frequente l’uso antifrastico della locuzione sì che so, nel senso di ‘non lo so’ (v. ad es. Massimo Cerruti, Strutture dell’italiano regionale, Frankfurt am Main, Lang 2009, pp. 183ss.).

 

Massimo Cerruti

 

13 ottobre 2017


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