Manuten...??????

Sono davvero molti coloro che ci chiedono quale sia la forma verbale da usare per provvedere alla manutenzione.

Risposta

Manuten...??????

In un forum per appassionati di auto, in cui è attiva una sorta di caccia agli annunci da ridere col sottotitolo "quando la lingua italiana diventa soggettiva", si segnalava nello scorso gennaio questo annuncio: "auto utilizzata normalmente per raduni e gite e quindi sempre revisionata e manutentata" con grassetto originale per esporre il participio al pubblico ludibrio. Al che un altro frequentatore del forum rispondeva "non ti offendere caro ma manutentata è inusuale ma corretto". Un terzo riprendeva l'argomento: "Scusa, ma non ne sono del tutto convinto. Facciamo un po' di ripasso di italiano...... dunque, il verbo è manutenere, derivato dal verbo tenere [...] il participio passato fa tenuto. Ne deduco, ma forse sbaglio, qualcuno mi correggerà, che il participio passato di manutenere sia manutenuto, e non manutentato, e neanche manuteso"; poi azzarda: "Forse si potrebbe dire manutenzionato, in quanto sinonimo di manutenere è manutenzionare" e infine si lancia: "tentato è il participio passato di tentare, cioè provare....... e allora all'infinito questo verbo farebbe manutentare? Cioè tentare di tenere in ordine la propria macchina? Teso è il participio passato di tendere, e quindi all'infinito farebbe manutendere? Cioè tirare con la mano, come si fa con la corda di un arco?"

Riportiamo quasi per intero la conversazione perché riunisce tutte le alternative che corrono non solo nella rete, ma anche nella produzione scritta (non letteraria per ragioni evidenti) per la forma verbale da associare al sostantivo manutenzione. Ci pare inoltre significativo il disorientamento che vi si coglie visto che manutentato è definito "inusuale ma corretto" (altrove, in un forum "di appassionati della lingua italiana e di grammatica", troviamo una formula analoga per manuteso, "si può dire ma è brutto") e che, a proposito di manutenzionato, resta comunque il dubbio: "forse si potrebbe dire".

Il sostantivo manutenzione, da manutentio forma presente nel latino medioevale, attestato in lingua fino dal XVII secolo (1630 in Arrigo Caterino Dàvila, DELI) e annoverato da GRADIT tra i termini ad alto uso, ovvero tra i poco più di 2.500 vocaboli di alta frequenza che occorrono sia nello scritto che nel parlato, non ha avuto, se non recentemente, una corrispondente voce verbale registrata nella lessicografia. Eppure la voce ha generato una serie di termini interrelati, a partire da manutenibilità, semi-calco dell'inglese maintainability attestato, come "grandezza probabilistica che esprime il tempo medio necessario per riparare un dispositivo o un impianto", fin dal 1932, manutentore "che, chi è addetto alla manutenzione di un impianto, una macchina e sim." datato 1942 (GRADIT), fino al più recente manutentivo 'relativo alla manutenzione' , risalente al 1992 secondo GRADIT, ma in realtà già registrato nel 1963 (Migliorini, Parole nuove).

Soltanto di recente la lessicografia ha accolto, nel significato di 'provvedere alla manutenzione' il verbo manutenere, glossato come obsoleto nei significati di 'mantenere' 'condurre per mano' 'guidare, indirizzare', 'ammaestrare': il primo a registrarlo sembra il Vocabolario Treccani che lo glossa come "recente rifacimento di mantenere, secondo manutenzione" (vol. III, parte 2, 1989), mentre Devoto-Oli lo ha dall'edizione 1995; inoltre lo si trova in GRADIT 2000, glossato come di basso uso, e appare nel Supplemento del 2004 del GDLI; infine in ZINGARELLI solo dall'edizione 2006 come raro. D'altra parte non tutti i dizionari lo attestano: non c'è in Sabatini-Coletti 2008, né in GARZANTI 2007, né nel Dizionario Hoepli on line; inoltre in nessuna delle opere che lo registrano si fornisce la fonte o la data della prima attestazione.

Il verbo "nato da un'innovazione del tardo latino parlato, comune a tutta o quasi la Romània (da manu tenere 'tenere colla mano'), è ben documentato dal X sec. in carte di Spagna e di Francia prima ancora che d'Italia, con valori d'interesse giuridico attinenti più spesso al concetto di 'sostenere, appoggiare, difendere' (spesso in coppia sinonimica con defendere o con iuvare, a volte come 'prender le parti di qualcuno contro qualcun altro'), che non a quello di 'conservare' o all'altro di 'sostentare' che nelle lingue romanze sono rimasti più largamente nell'uso, o agli altri ancora che pur si trovano rappresentati, di 'governare' e di 'somministrare'" (I. Domenighetti, M. Dardano, Con felice esattezza: economia e diritto fra lingua e letteratura, Edizioni Casagrande, 1998, nota 59 a p. 154).

Nel significato di 'curare la manutenzione', specialmente in riferimento a strade, ponti e canali, manutenere era usato già nell'Ottocento, soprattutto in ambito giuridico-amministrativo, in varie parti della penisola: per esempio in A. Niccolini, Il Real museo borbonico, edito nel 1824, si cita la nota "politica de' Romani in costruire con grandissima solidità, e con assidua cura manutenere le tante strade che [...] circolavano per l'immensa superficie del loro Impero...." (vol. I, p. 69); ancora in L. Gualtieri di Brenna, C. Cantù, Grande illustrazione del Lombardo-Veneto (1859) si parla di "canali di scolo che percorrono il territorio mantovano, manutenuti a spese governative..." (vol. V,parte 1, p. 440); infine negli Atti del Consiglio provinciale di Catania (1867), si delibera "Che le strade [...] si manutengono dalla Provincia" (p. 47 e sg). Del resto l'uso doveva essere possibile già nel latino medioevale se nel Codice diplomatico Saccense: raccolta di statuti, catasti, diplomi ed altri atti e regesti di Piove di Sacco, a cura di P. Pinton, 1892 si trova un documento datato 1276 (doc. n. 195) in cui si legge: "Item qualibet villa de paduana teneatur et debeat facere ac manutenere pontes de sua villa etc. et facere ac manutenere pontes de supra suas publicas de lapidibus bonis". Anche nello Statuto del comune di Bologna dell'anno 1335, a cura di A. L. Trombetti Budriesi, 2008, Vol. XXVIII, parte 2, p. 100, troviamo: "Praeterea dicimus quod comunia terrarum comitatus teneantur manutenere vias et stratas comunes, pontes et clavigas positos et positas in eorum curiis ...".

Nonostante la tradizione ininterrotta e la legittimazione, per quanto tardiva, da parte della lessicografia, pare però che manutenere non abbia ancora trovato una larga diffusione, se non nei manuali di ambito burocratico-amministrativo e in particolar modo nella lingua del diritto, dove del resto il verbo era molto usato, come abbiamo visto, nel suo valore più antico. Un altro campo in cui lo si può trovare con una certa frequenza è quello delle scienze matematiche e nell'informatica: possono essere manutenuti un PC, un sito, un portfolio, una rete LAN e anche hardware e software. Probabilmente ciò è dovuto, almeno in parte, all'influenza dalla lingua inglese, già ricordata per manutenibilità, in cui to maintain vale sia 'mantenere' sia 'provvedere alla manutenzione'.

Anche i concorrenti non accreditati nei dizionari (con l'eccezione di manutendere che risulta di uso assai raro anche in rete), manutentare e ancor più manutenzionare, risultano piuttosto diffusi, specie al participio passato: il primo appare più frequente nelle pubblicazioni di urbanistica e architettura (sono manutentati edifici, facciate, monumenti, strade); il secondo risulta usato anche nella lingua scritta fino dagli anni Settanta del secolo scorso, soprattutto in riferimento a impianti, attrezzature, navi e automezzi. Da un sondaggio in rete, manutenzionare, che ha una frequenza decisamente minore rispetto a manutenere all'infinito (circa 3.000 contro 25.000 occorrenze), risulta invece il più diffuso nella forma del participio passato (circa 15.500 occorrenze rispetto alle 5.400 di manutenuto). Non è da escludersi che manutenuto, che può richiamare alla mente valori traslati assunti dal molto vicino mantenuto (grazie anche a quel manu- iniziale che con manutèngolo rimanda alla stessa area semantica), venga sostituito volentieri col più trasparente e "innocente" manutenzionato.

 

A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca

 

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3 dicembre 2010


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