Doni, presenti, regali, pensieri, omaggi: cosa ci scambiamo in questo Natale?

A tutti i nostri lettori auguriamo di trascorrere serenamente questo periodo di festa con una scheda in regalo.

Risposta

Tra le molte tradizioni che caratterizzano il Natale certamente una delle più amate è lo scambio dei regali, o dei doni, o dei presenti. Diversi infatti sono i modi per definire nella nostra lingua gli attesissimi pacchetti colorati che ogni 25 dicembre (o, a seconda delle tradizioni, il 24 dicembre sera) speriamo di trovare sotto l’albero.

Nell’uso moderno ci scambiamo principalmente regali di Natale, siamo meno generosi con i doni, mentre i presenti di Natale sono davvero in pochi a farli. Le aziende preferiscono distribuire omaggi natalizi ai propri dipendenti, il più classico dei quali è certamente la strènna (o strénna). Pacchi e pacchetti li porta Babbo Natale (in passato, anche Gesù Bambino), e a volte, si sa, basta un pensierino per rendere felice chi riceve.

Se cerchiamo tra le pagine in italiano di Google (il 6/12/2018) troviamo, come prevedibile, ben 32.000.000 risultati per la locuzione regalo/i di Natale, mentre per dono/i di Natale le occorrenze si riducono di oltre un sesto, 507.000, e per presente/i di Natale si hanno solamente 595 risultati. Inoltre, anche se non si tratta propriamente di sinonimi, tra le forme più usate abbiamo pacchetto e pacco, in particolare giunti a significare 'regalo, dono' attraverso polirematiche ormai comuni come pacco regalo o pacco dono; la forma pacchetto/i di Natale ha 719.000 risultati su Google, maggiori rispetto a pacco/pacchi di Natale (239.000). Accade invece il contrario con pensiero/i e pensierino/i di Natale, di cui troviamo rispettivamente 586.000 e 44.400 risultati (ma in quest’ultimo caso bisogna tenere conto del forte rumore presente nel caso di pensiero usato in senso proprio e non necessariamente nel significato di 'regalo'). I risultati per omaggio/i di Natale sono in totale 60.900, con una importante differenza tra il singolare (1.100 risultati) e il plurale (59.800), mentre per strenna/e di Natale emergono 49.100 risultati.

All’incirca le stesse proporzioni si hanno per la forma sostantivo + aggettivo natalizio (da notare la netta predominanza della forma strenna natalizia rispetto a strenna di Natale):

 

Anche la lingua dei giornali riflette in buona misura la tendenza d’uso vista finora. Nell’archivio online di “Repubblica” (che raccoglie articoli dal 1984 a oggi) – sommando il totale delle occorrenze al singolare e al plurale sia della forma sostantivo + specificazione di Natale sia della forma sostantivo + aggettivo natalizio – troviamo: 4.334 risultati per regalo, 386 per dono, 371 per strenna, 224 per pacco, 63 per pacchetto, 52 per omaggio, 32 per pensiero, 29 per pensierino e solo 4 per presente (assente del tutto la forma presente/i di Natale).

Impostando la stessa ricerca (il totale delle occorrenze al singolare e al plurale sia della forma sostantivo + specificazione di Natale sia della forma sostantivo + aggettivo natalizio) sulle pagine in italiano di Google Libri (il giorno 19/12/2018) si confermano grosso modo gli stessi risultati: regalo rimane il termine più comune (25.270 risultati), sebbene le occorrenze di dono (15.000) dimostrino una certa diffusione della voce in ambito letterario; presente si conferma voce poco comune e la notevole presenza di occorrenze novecentesche e ottocentesche ne accerta un sapore antiquato e di formalità più alta; elevato anche in questo caso il rumore per pensiero:

   

Guardando alla lessicografia passata, nella prima edizione del Vocabolario degli accademici della Crusca del 1612 troviamo a lemma solamente omaggio (ma definito come 'tributo') e dono, assieme al  plurale antico anche femminile dònora (plurale del neutro latino donum). A partire dalla terza edizione del 1691 troviamo regalo e dalla quarta edizione anche il diminutivo regaluccio. Nessuna delle altre voci è stata inserita col significato che a noi interessa (ricordiamo che i lavori della quinta edizione del Vocabolario sono stati interrotti alla lettera o), sebbene si trovi traccia di presente già dalla prima edizione nella definizione di muno. Ecco che scopriamo un altro sinonimo: definito nel Vocabolario degli accademici della Crusca come'presente, dono, ristoro', muno (dal latino mūnus 'dovere, dono') è voce letteraria ormai in disuso nell’italiano ma attestata già in Dante (“ch’ad ogne merto saria giusto muno”, Paradiso XIV, v. 33) e presente, ma segnalata come voce arcaica, nei dizionari sincronici contemporanei (GRADIT, Vocabolario Treccani online, Zingarelli 2019, Devoto-Oli 2019); sopravvivono però nell’italiano tracce di muno in parole come munifico e munificenza.

Tutte le parole in oggetto hanno comunque una lunga tradizione nella lingua italiana e, tornando a oggi e più specificatamente al contesto natalizio, tutte (ad eccezione di muno) sono comunemente impiegate per indicare ciò che per usanza siamo soliti scambiarci a Natale.

 

Dono

Il DELI indica il 1292 come data di prima attestazione per dono. La parola deriva dal latino dōnu(m), appartenente alla stessa famiglia di dăre. Oggi i dizionari segnalano dono come sinonimo di regalo ma, mentre regalo di Natale/natalizio sembra avere ampio e variegato uso, dono suona oggi vagamente aulico e letterario:

Il dono, invece, non ha a che fare con la quantità, con il prezzo, con la dimensione, ma soltanto con la qualità, perché l’oggetto in realtà è solo un simbolo, è un segno materiale che sta per qualcosa di molto più profondo e spirituale. Che nel linguaggio comune si parli sempre di regali di Natale e mai di doni, dice tutto ciò che c’è da dire, non credete? (Isabella Tomasucci, Donare anziché regalare: una differenza non da poco, dal blog del sito “PaulMeccanico.com”, 13/11/2018). 

Il dono di Natale è il titolo di una novella di Grazia Deledda pubblicata nella raccolta omonima del 1930 e di una commedia in atto unico di Eduardo De Filippo scritta nel 1932. Al contrario del popolare regalo, il dono può essere astratto: il dono dell’intelligenza, il dono della parola, il dono della vista, ma anche i doni della terra nel senso dei suoi frutti. L’accostamento poi ai doni dei Re Magi e all’atto di donare, anche nella sua valenza spirituale e religiosa (i doni dello Spirito Santo), contribuiscono a rivestire la parola dono di una certa nobiltà e letterarietà:

La consuetudine dei doni natalizi risale al primo Natale del mondo. La crearono i Magi, i quali dovettero restare non poco sorpresi di presentare a un bambino i doni preparati per un re (Giovanni Antonazzi, Fogli sparsi, raccolti per il sabato sera, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1997).

 

Presente

Il termine presente è vivo nell’italiano col significato di 'dono' fin dal XIII secolo e nasce sul calco del francese présent 'regalo' (attestato in francese fin dal 1140 circa; cfr. Trésor de la Langue Française informatisé), deverbale di presénter nell’accezione di 'presentare, portare qualcosa all'attenzione di qualcuno' da cui il significato del sostantivo.

Come per dono anche presente di Natale/natalizio si avverte oggi come antiquato e formale; lo si legge ad esempio sul GRADIT (“spec. in usi formali, dono, regalo: la ditta ha omaggiato tutti i dirigenti di un piccolo presente”) e lo si intuisce dal brano seguente:

L’italiano, lingua che nel Convivio Dante affiancava ai suoi genitori come materia prima per la forgiatura della sua identità, ha la possibilità di indicare i regali come faceva mia nonna: presenti (Alessandro D’Avenia, Consigli per i “presenti” natalizi, dal blog “Profduepuntozero”, 19/12/2015).

Guardando ai contesti, lo si trova talvolta usato per indicare un piccolo regalo, un pensiero; a differenza del pensierino natalizio tuttavia, il presente manca di connotazione affettiva e sentimentale: per quanto possa essere piccolo e di poco valore, alla mamma si può fare un pensiero ma mai un presente. In altri casi, come per omaggio che vedremo in seguito, viene impiegato per indicare i regali aziendali che a fine anno la proprietà distribuisce ai propri dipendenti o ai clienti; non mancano infine gli usi eufemistici o ironici, come nel seguente brano tratto da un articolo giornalistico dai toni pesantemente sarcastici:

S’è confusa la signora Ariosto, che «mente su tutto». I regalini visti in gioielleria Eleuteri con il nome sopra del giudice destinario [sic] erano solo i presenti natalizi per le signore dei dipendenti. Tutto in computer... (Oreste Pivetta, Poveruomo, imputato, immensamente ricco, “l’Unità”, 18/6/2003).

Come non ricordare infine la massima del Maestro Oogway nel cartone animato Kung Fu Panda:

Ieri è storia. Domani è un mistero. Ma oggi è un dono, per questo si chiama presente (dal film Disney Kung Fu Panda, 2008).

 

Regalo

Il DELI fa risalire la prima attestazione di regalo, parola di origine iberica (in spagnolo regalar  'fare doni' e il deverbale regalo sono parole molto antiche, di origine francese; cfr. GDLI), al 1543. Regalo di Natale/natalizio ha oggi ampio e variegato uso e in base alle ricche attestazioni si può considerare tra tutti i sinonimi quello più comune e popolare.

Come detto, i termini regalo, dono e presente sono tra loro sinonimi e la scelta di un termine piuttosto che un altro è dettata di volta in volta dall’intenzione comunicativae dallo stile di chi scrive o parla. Tuttavia, in alcuni casi sembra che vi siano delle sfumature semantiche che ne differenziano l’uso; rimanendo nell’ambito natalizio, il termine più comune tra i tre, regalo, ha un uso ampio e una connotazione neutra ma, quando è messo in correlazione con dono e presente, può assumere una sfumatura negativa se legato al concetto di “scambio consumistico”, di imposizione della società moderna, in contrapposizione al valore sentimentale e tradizionale del donare:

Il dono, a differenza del regalo, è un omaggio ai sentimenti e non alla persona. Il dono deve essere più importante e più significativo dell’oggetto, indipendentemente dal suo valore economico (Scambiarsi regali o doni a Natale, dal blog “Holyart.it”, 12/12/2017). 

Sulla differenza tra regalo, dono e presente, e sulla perdita di valore dello scambiarsi regali per tradizione scriveva già il Tommaseo nel suo Nuovo dizionario de' sinonimi della lingua italiana pubblicato nel 1838; così leggiamo:

Ho detto che il regalo suol essere segno d’affetto: e con questo fine si regalano cose che doni propriamente non sono: un ventaglio, una bestia, un piattello di frutte, un mazzo di fiori. III. I regali sono spesso reciproci; e v’ha de’ giorni nell’anno sacri un tempo a queste ingenue e festive dimostrazioni di familiarità, alle quali ora sottentrarono i biglietti di visita, stampati, per maggior comodo, e da un servitore consegnati ad un altro servitore. IV. Chi vi fa una visita gradita, chi vi comunica una desiderata notizia, vi fa, voi dite, un regalo; questo non è né presentedono (Niccolò Tommaseo, Nuovo dizionario de' sinonimi della lingua italiana, Firenze, Pietro Vieusseux, 1838).

 

Pacco e pacchetto

Per quanto riguarda pacchetto e pacco, si potrebbe pensare in un primo momento che l’uno sia alterato dell’altro; tuttavia, sebbene l’etimologia sia la stessa (entrambi derivano dall’olandese pak, in origine 'balla di lana'), pacchetto è giunto a noi attraverso il francese paquet (derivato dal m. fr. pacque'ballot [d'étoffe]'; cfr. Trésor de la Langue Française informatisé) ed è attestato in italiano, nella variante grafica antica pacheto, fin dal Cinquecento, mentre il DELI data pacco solo al 1804 nell’accezione di 'involto, legato'.

Analizzando i contesti, le parole pacco (anche nelle forme pacco donopacco regalo) e pacchetto di Natale/natalizio rimandano più spesso al concetto di confezione regalo, di oggetto, grande o piccolo che sia, confezionato e incartato, e all’insieme di scatole e scatoline colorate che Babbo Natale trasporta sulla slitta e ripone sotto l’albero addobbato; non a caso molte delle occorrenze trovate su Google riguardano consigli su come meglio incartare i propri pacchetti e offerte di lavoro per confezionatori o confezionatrici di pacchetti natalizi. Dunque a Natale i pacchetti raramente si regalano, più spesso si incartano e si scartano:

Certo, per i genitori il rischio è di ritrovarsi ad armeggiare con la costruzione di un solido o preparare uno zaino per un viaggio nello spazio, proprio come accade scartati i pacchetti natalizi, quando sono i grandi a cimentarsi con le scatole di costruzioni (Cristina Nadotti, La scienza non è una mission impossible,  Repubblica.it, 30/10/16).

 

Pensiero e pensierino

Assai più tarda (1958) è la datazione di pensierino nell’accezione descritta dal DELI di 'attenzione dedicata che si manifesta con doni e sim.'. Ma, come tutti ben sappiamo, l’importante è il pensiero, e di fatto un pensierino natalizio è solitamente un regalo piccolo, non necessariamente materiale, di poco valore economico, ma a volte di grande valore affettivo:

Il dilemma ogni anno è sempre lo stesso: che cosa regalare a un’amica, che magari non si aspetta un dono, senza metterla in imbarazzo? Oppure alla compagna di corso o alla sorella senza spendere troppo? Proprio qui, entra in scena il famoso «pensierino», quell’oggetto economico con cui dire «Buon Natale» (Federica Bandirali, Quei «pensierini» natalizi per le amiche: ecco i regali lowcost sotto i 10 euro, “Corriere.it”, 11/12/2015).

 

Omaggio

Omaggio, dal francese antico omage, oggi hommage (derivato di ome 'uomo', nel senso di 'vassallo'; cfr. DELI), indicava nel Medioevo l’atto di sottomissione del vassallo al proprio signore, passando successivamente a significare genericamente un 'segno di cortesia'; solo a partire dal XVIII secolo, per estensione, il termine ha assunto il significato oggi noto.

L’omaggio è un regalo generalmente non di grande valore “offerto come espressione di stima, di rispetto, di riconoscenza”, ma anche un “oggetto o prodotto offerto in dono da una ditta a scopo promozionale o pubblicitario” (cfr. Vocabolario Treccani online). Guardando ai contesti sul web, infatti, gli omaggi natalizi sono in prevalenza quei doni che in ambito aziendale le amministrazioni e le imprese offrono ai propri dipendenti o ai propri clienti, in un contesto dunque assai più formale che familiare:

Si tratta, ancora una volta, di un omaggio natalizio per il pubblico della nostra città più che degli Uffizi, il quale ancora una volta - si spera - vorrà gradirlo. (da Introduzione di Annamaria Petrioli Tofani al catalogo I mai visti: sorprese di frutta e fiori. Capolavori dai depositi degli Uffizi, Galleria degli Uffizi, Firenze, Giunti Editore, 2002).

Detraibilità Iva, deducibilità dal reddito, limite di 50,00 euro: il punto sul trattamento fiscale degli omaggi natalizi ai clienti per il 2018. (Claudia Tossani, Omaggi natalizi ai clienti: il trattamento fiscale 2018, FiscoeTasse.com, 17/12/18).

 

Strenna

Uno dei sinonimi più popolari infine è il già citato strènna, regalo natalizio per antonomasia. Come leggiamo su l’Etimologico, il termine, è giunto a noi attraverso il latino volgare *strenna(m), a sua volta derivato dal latino classico strēna(m) 'augurio, dono augurale' che, insieme all’aggettivo strēnŭus 'risoluto, intraprendente' (da cui l’italiano strenuo), è voce d’antica origine sabina. Nell’antica Roma la strenna era il dono che nei giorni di festa, specialmente alle calende di gennaio, veniva offerto al patrono come augurio (cfr. GRADIT). Oggi, la strenna è per tradizione il regalo che facciamo ad amici e parenti per le festività, prima tra tutte il Natale, così come l’omaggio aziendale per clienti e dipendenti. Inoltre strenna è molto usato nell’ambito dell’editoria dove con la locuzione libro strenna si intendono quei libri che gli editori prevedono riscuoteranno ampio successo di vendite proprio nel periodo natalizio e che dunque vengono pubblicati ad hoc in prossimità del Natale. Come abbiamo visto dalle ricerche su Google la forma più comune è “strenna/e natalizia/e”; le attestazioni che emergono su Google Libri sono in buona parte novecentesche, anche se non mancano occorrenze ottocentesche, perlopiù riferite ad ambienti e tradizioni religiose, e usi letterari contemporanei:

Non avevo mai ringraziato per iscritto per una strenna natalizia, e non lo aveva mai fatto nessuno di mia conoscenza. Me ne domandai il motivo: lo scambio dei regali di Natale non è forse il più importante evento commerciale e sociale dell’anno? Persino quando l’economia e le risorse finanziarie sono in caduta libera, la pressione culturale ci induce a mettercela tutta, a fare sacrifici e indebitarci pur di perpetuare il rito annuale dello scambio di doni (John Kralik, Il potere della gratitudine, traduzione di Sabrina Placidi, Sperling & Kupfer, 2011).

In conclusione, che siano regali, doni, presenti, pacchetti o semplicemente pensierini, vi auguriamo di riceverne e donarne in quantità. E se qualcuno di voi fosse ancora in crisi sulla scelta dei regali natalizi vi diamo il nostro “consiglio per gli acquisti” con una citazione anonima trovata sul web: “un abbraccio è un grande dono: taglia unica, ed è facile per lo scambio”.

Buon Natale a tutti i nostri lettori!

 

Luisa di Valvasone
Redazione Consulenza linguistica
Accademia della Crusca

 

21 dicembre 2018


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