I capelli si asciugano con il fon, il fono o il phon?

Molti lettori ci chiedono quale sia la forma corretta per indicare l’asciugacapelli tra fon, phon e fono. Gli utenti si domandano inoltre quale sia l’etimologia della parola.

Risposta

Rispondiamo subito ai nostri lettori che la forma più corretta per indicare l’asciugacapelli tra fon, phon e fono è la prima: si tratta infatti dell’adattamento italiano del termine tedesco Föhn, che indica propriamente un ‘vento discendente caldo, secco, sul versante d’una catena montuosa’, ma che viene comunemente usato in tedesco anche per denominare l’asciugacapelli, come sinonimo di Haartrockner.

La parola tedesca Föhn (anche nella variante grafica Foehn), dall’antico alto-tedesco phōnno, deriva infatti dal latino (ventus) favonium ‘favonio, vento di ponente, vento caldo delle regioni alpine’ (a sua volta dal verbo favēre ‘favorire’, perché con il suo tepore favorisce la nascita dei germogli). A inizio Novecento la voce viene adottata come nome commerciale di un asciugatore elettrico, appunto perché produce un’aria calda che asciuga i capelli: al significato originario di ‘favonio, vento caldo di ponente’, si è quindi aggiunto anche quello di ‘asciugacapelli’. È in particolare la ditta Sanitas che nel 1908 mette in commercio un modello di asciugacapelli denominato Foen (variante grafica di Fön), un termine che rimanda al nome del vento, privato però della h per avere una parola depositabile come marchio. Quest’ultimo viene successivamente rilevato dall’azienda tedesca AEG, con la quale aumenta notevolmente la diffusione di tale modello e di conseguenza anche la frequenza d’uso del nome dell’apparecchio: il termine comincia quindi a essere usato per estensione anche come nome comune, come sinonimo di Haartrockner ‘asciugacapelli’, per un processo metonimico (il nome del marchio per l’oggetto) che risulta del resto comune anche ad altri prodotti (per esempio scottex®, che da nome proprio di un marchio è passato a indicare in generale la ‘carta assorbente da cucina’).

Come conseguenza della diffusione dell’apparecchio, anche in Italia la voce föhn, già attestata nella nostra lingua nel significato di ‘vento favonio’ (dal 1881), dalla seconda metà degli anni ’50 inizia a essere usata come sinonimo di asciugacapelli: il primo a registrarla in tale significato è Bruno Migliorini, che nel 1963 la include nella sua appendice di parole nuove al Dizionario moderno di Panzini, specificando però come “i parrucchieri pronunzino fòn”, adattando il termine tedesco alla pronuncia italiana. L’adattamento del prestito si estende anche alla grafia della parola, che si diffonde e afferma appunto prevalentemente nella forma adattata fon, attestata in italiano dal 1957 e presto accolta nei principali dizionari dell’uso, che la segnalano come comune (a differenza delle varianti etimologiche föhn/foehn, ritenute rare o non registrate in tale significato).

Accanto alla forma fon, adattata alla pronuncia dell’italiano, è attestata nell’uso corrente anche la variante fono, con adattamento esteso alla morfologia della nostra lingua, dato dall’aggiunta della desinenza finale -o (la più diffusa in italiano per i sostantivi di genere maschile): tale forma, non registrata nei dizionari (che la accolgono solo nel significato di ‘ogni suono concreto adoperato nel linguaggio, indipendentemente dal suo valore distintivo’), risulta più tipica di un registro familiare ed è forse riconducibile ad usi regionali (la voce sembra infatti diffusa specialmente in Lombardia e in Toscana) e sarà quindi consigliabile evitarne l’uso nello scritto o in contesti più formali.

La variante phon nel significato di ‘asciugacapelli’ è invece da considerarsi impropria: in italiano il termine phon indica infatti propriamente ‘l’unità di misura del livello di intensità sonora soggettiva’ e la presenza del digramma iniziale ph- si spiega con la derivazione della parola dal greco phoné ‘voce, suono’. L’uso del ph- iniziale non è invece etimologicamente giustificabile nella nostra voce, che deriva, come abbiamo visto, dal tedesco. È possibile che alla diffusione della variante grafica phon nel significato di ‘asciugacapelli’ abbia contribuito – piuttosto che la grafia dell’antico alto-tedesco phōnno, ininfluente – un’errata interpretazione dell’origine della nostra voce, in passato forse percepita come un prestito dal francese (che per secoli è stata la lingua della moda e della bellezza), e oggi invece spesso ritenuta una parola inglese: in entrambe le lingue è infatti frequentissimo il ricorso alla grafia ph in parole di derivazione greca, ma in inglese (in cui il termine phon è attestato solo nel significato di ‘unità di suono’) il sostantivo che indica l’asciugacapelli è hairdryer, mentre in francese è sèche-cheveux.

Nonostante si tratti di un uso improprio, il ricorso a phon nel significato di ‘asciugacapelli’ risulta diffusissimo nell’uso comune italiano, oltre che abituale in ambito commerciale: una ricerca in Google dell’8/12/2018 circoscritta alle pagine in italiano ci restituisce infatti ben 1.730.000 risultati della stringa di ricerca “phon + capelli”, contro i 216.000 di “fon + capelli”, i 102.000 di “fono + capelli”, i 23.100 di “föhn + capelli” e i 20.300 di “fohn + capelli” (per cui il motore di ricerca ci suggerisce addirittura la correzione “phon + capelli”). Di fronte a una tale frequenza d’uso, la posizione dei lessicografi non risulta concorde nel sanzionare la grafia scorretta: se infatti il DOP (Dizionario italiano multimediale e multilingue d’ortografia e di pronunzia, consultabile anche in rete) marca esplicitamente come errata la forma phon per ‘asciugacapelli’ e il Devoto-Oli 2018 la registra unicamente nel significato di ‘unità di suono’, il Vocabolario Treccani online e il GRADIT si limitano a segnalarla rispettivamente come variante “meno giustificata” o come di “basso uso”, mentre gli altri dizionari (tra cui il Sabatini-Coletti 2008, lo Zingarelli 2018 e il Garzanti 2018) accolgono la forma registrandola come possibile variante di fon, senza dare altre indicazioni.

Le incertezze nella resa grafica di fon si estendono anche alle forme derivate: il verbo fonare ‘asciugare o mettere in piega i capelli con il fon’, attestato in italiano dal 1983, è infatti registrato dalla quasi totalità dei dizionari dell’uso unicamente nella variante etimologicamente più corretta fonare (solo il Garzanti 2018 accoglie anche la forma con ph-), ma nell’uso comune questa si alterna con phonare, che sembra addirittura maggioritaria (1.130 risultati di “phonare i capelli” contro i 430 di “fonare i capelli” nelle pagine di Google in italiano). Allo stesso modo la forma fonatura ‘messa in piega realizzata con il fon’ viene spesso sostituita dalla variante meno corretta phonatura (3.270 attestazioni della stringa di ricerca “fonatura + capelli” e 1.380 di “phonatura + capelli”, per cui però il motore di ricerca suggerisce la correzione della voce con “fonatura”); così come fonata ‘colpo di fon per sistemare i capelli, rapida messa in piega’ si alterna con phonata (8.290 risultati di “fonata + capelli” e 5.020 di “phonata + capelli”). Per indicare l’‘aiutante di un parrucchiere, che si occupa di asciugare e mettere in piega i capelli con il fon’ risulta invece prevalente la forma phonista (1.320 occorrenze di “phonista parrucchiere” contro le sole 338 di “fonista parrucchiere”), che è anche l’unica ad essere accolta da alcuni dizionari.

Concludendo, per le ragioni storico-etimologiche che si sono viste, per indicare il comune elettrodomestico usato per asciugarsi i capelli è consigliabile ricorrere alla variante più corretta fon, o in alternativa alla voce italiana asciugacapelli, per quanto non si possa negare che anche la forma phon, seppure impropria, risulti ampiamente attestata e diffusa nella lingua d’uso.

 

A cura di Sara Giovine
Redazione Consulenza linguistica
Accademia della Crusca

 

Nota bibliografica

  • G. Samuele Carpitano, Giorgio Càsole, Dizionario delle parole straniere in uso nella lingua italiana, Milano, Mondadori, 1989.
  • Bruno Migliorini, Parole nuove. Appendice di dodicimila voci al “Dizionario moderno” di Alfredo Panzini, Milano, Hoepli, 1963.
  • Bruno Migliorini, Parole e storia, Milano, Rizzoli, 1975.
  • Paolo Zolli, Le parole straniere, Bologna, Zanichelli, 1976.

20 dicembre 2018


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