Il necrologio di Claudio Marazzini per Tullio De Mauro su "Il Tirreno"

Pubblichiamo in questa pagina il necrologio che il presidente dell'Accademia Claudio Marazzini ha scritto per Tullio De Mauro, linguista e accademico della Crusca illustre, recentemente scomparso. Il ricordo del professor Marazzini è stato pubblicato nella sezione "Culture" del "Tirreno" venerdì 6 gennaio 2017.

 

"Ho qui sul tavolo, mentre scrivo questo necrologio, la “Storia linguistica dell'Italia repubblicana dal 1946 ai nostri giorni”, uno degli ultimi libri di Tullio De Mauro. È il seguito del suo capolavoro, la “Storia linguistica dell'Italia unita” del 1963, un libro che ha segnato una svolta nel modo di studiare e descrivere le vicende linguistiche nazionali, per la scelta di introdurre come protagonista il popolo, che nel proprio riscatto sociale conquista la lingua. La storia linguistica, insomma, non più come vicenda delle élites, ma come vita quotidiana degli uomini comuni, ricostruita attraverso i dati e le statistiche, con forza oggettiva di numeri, a partire da quella percentuale del 2,5% degli italofoni nel 1861, al momento dell'Unità d'Italia, un numero drammatico, ricavato con un calcolo che stupì tutti. Questo era il metodo di Tullio De Mauro quando riscostruiva la storia.
Avevo promesso di recensire la “Storia linguistica dell'Italia repubblicana” per la Revue di Linguistique Romane, poi, tra una cosa e l'altra, non ho portato a termine il mio intervento. Ora quella recensione uscirà, ma l'autore non la potrà più leggere. Mi sembra una cosa impossibile: scrivere qualche cosa di linguistica senza che De Mauro non ti legga, senza che ne venga a sapere qualche cosa. Proprio lui, che arrivava a tutto, che era
sempre informato su tutto.
C'è una sua pagina che ho più volte citato e trascritto nei miei manuali, perché i giovani che studiano all'università hanno il dovere di incontrarla: è la chiusa della postfazione al GRADIT, il grande dizionario della lingua italiana che De Mauro ha ideato e diretto per la casa editrice Utet di Torino. Quel testo esprime tutta la fiducia di De Mauro nell'italiano antico e nuovo, tutto il suo ottimismo verso il futuro, la sua apertura verso le diverse forme del sapere. Era distante da ogni chiusura umanistica o puristica: anche in occasione della recente campagna della Crusca contro l'eccesso degli anglicismi, aveva dimostrato di essere diffidente verso questo tipo di intervento, e non aveva esitato a farmelo capire. Avevamo fatto pace, tuttavia, quando gli avevo chiesto un ricordo del suo lavoro di lessicografo come ideatore e direttore del GRADIT. Quel ricordo bellissimo, intitolato “Memorie del GRADIT”, è uscito due giorni prima del Natale 2016, nella strenna della Utet. Credo sia l'ultima cosa che De Mauro ha pubblicato in vita.
Ammiravamo il suo impegno civile e la sua capacità di gestire i problemi della cultura con sapienza politica. La sua completezza di intellettuale, allo stesso tempo linguista, storico della lingua, glottologo, filosofo del linguaggio, si traduceva nella capacità di gestire attraverso la lingua le esigenze più forti della vita civile. Se la linguistica è stata importante nella cultura italiana del Novecento e dell'inizio del nuovo Millennio, lo si deve in buona parte a lui e alla scuola che ha saputo costruire.

Claudio Marazzini"

 

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