Gruppo Incipit, Comunicato n. 9: Il "familiare assistente" è riconosciuto ufficialmente, ma solo se parla inglese

Firenze, 23 marzo 2018

Il gruppo Incipit, costituito da Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Jean-Luc Egger, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Luca Serianni, Annamaria Testa, diffonde il suo nono comunicato. Ricordiamo che Incipit si occupa di esaminare e valutare neologismi e forestierismi ‘incipienti’, scelti tra quelli impiegati nel campo della vita civile e sociale, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana, al fine di proporre eventuali sostituenti italiani.

Alla fine dello scorso anno, il Parlamento italiano, nell’ambito della legge di bilancio 2018, ha previsto lo stanziamento di 60 milioni di euro per i prossimi 3 anni destinati al sostegno delle persone che assistono a titolo non professionale familiari gravemente malati o comunque non autosufficienti.

La decisione è un fattivo riconoscimento della solidarietà e della cura familiare come beni sociali. Stupisce tuttavia che, per ottenere tale riconoscimento, questa attività abbia dovuto assumere la denominazione inglese «caregiver», seguita dall’aggettivo italiano  «familiare». Ciò obbliga a lunghe perifrasi per spiegare di chi e di cosa si stia parlando.

Ci chiediamo se veramente la lingua italiana non disponga di un termine sufficientemente capace di comprendere le attività (cura, supporto, aiuto, gestione delle pratiche amministrative ecc.) che la legge assegna alla figura del «caregiver».

Nell’uso quotidiano questa figura ha già diverse designazioni: «familiare assistente», «prestatore di cure», «assistente domestico». Certo, per disciplinare per legge i diritti e gli obblighi di tale figura occorre ora una designazione unica. Il gruppo Incipit propone

familiare assistente.

La legislatura da poco terminata ha mostrato una forte propensione per i termini anglicizzanti:  stepchild adoptionspending reviewjobs actwhistleblowervoluntary disclosureflat tax… Il bilancio della legislatura sarebbe stato diverso se invece di tali espressioni si fosse parlato, più chiaramente, di adozione del figlio del partner, di revisione della spesa pubblica, di legge sul lavoro, di allertatore civico, di collaborazione volontaria, di tassa forfettaria…? Forse no, ma il cittadino avrebbe indubbiamente beneficiato di maggiore trasparenza. Gli effetti positivi sarebbero ricaduti sulla partecipazione generale al dibattito pubblico, oltre che sulla lingua italiana.

 

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